Lo scenario

Nell’ultimo decennio la formazione è stata diffusamente richiamata come risorsa cruciale per la nostra società e per i cittadini. Le organizzazioni lavorative hanno investito considerevolmente in tal senso, ma anche differenti istituzioni nazionali, regionali ed europee hanno costituito fondi, norme e progetti orientati a favorire iniziative formative.

Istituti universitari e privati hanno realizzato percorsi di for-mazione e lauree per formatori. Nel contempo è notevolmente aumentato il numero delle persone che progettano e realizzano attività formative.

Questo significativo sviluppo di occasioni ed iniziative non sembra essere andato di pari passo con il riconoscimento dell’utilità e della qualità di questi investimenti. Parrebbe anzi che si sia sviluppato un aggregato, spesso confuso, di iniziative di vario genere: corsi, aggiornamenti, certificazioni, supervisioni, lezioni, seminari, consulenze che finiscono sotto il comune denominatore della formazione.

Tutto ciò accade in un contesto caratterizzato da un’accentuata e diffusa incertezza, in cui alle organizzazioni ed agli individui sono richieste notevoli capacità di adattamento. Non solo si richiede, però, flessibilità, ma anche rapidità nel rispondere a richieste dell’ambiente. Si tratta peraltro di un ambiente sociale, di contesti organizzativi caratterizzati da una doppia complessità: sono mobili, difficili da fotografare, da fissare perché sono turbolenti sull’asse temporale, ma anche risultano sfuggenti, difficili da descrivere in termini precisi ed univoci per le loro intrinseche poliedricità, contraddittorietà ed ambivalenze. I confini, i componenti, i processi che li caratterizzano risultano così sfumati, a volte ambigui.

I problemi che le organizzazioni e gli individui incontrano, che la formazione può aiutare ad affrontare, risultano, essi stessi, spesso complessi, drammaticamente contraddittori, diversamente rappresentabili.

Sono questi elementi che generano negli individui elevati livelli di ansia e di sofferenza, che inevitabilmente attraversano le stesse organizzazioni lavorative.


Gli obiettivi delle Giornate di Studio

Le giornate di Studio del 2003 si propongono come occasione per costruire con i partecipanti:

  1. una rappresentazione del contesto socio lavorativo in cui la formazione è attualmente proposta; e delle prospettive più significative che ne orientano la progettazione e la realizzazione;
  2. un confronto su ipotesi, presentate nelle giornate di studio ed evidenziate dalla esplorazione delle criticità e innovazioni che si incontrano in progetti formativi realizzati in dialogo con problemi e contesti lavorativi differenti;
  3. un approfondimento circa le attese dei singoli e delle organizzazioni, nei confronti della formazione, rispetto allo sviluppo di competenze professionali e gestionali e all’accompagnamento di progetti-processi di ristrutturazione organizzativa.


Le ipotesi

Per aiutare le organizzazioni e gli individui ad affrontare la flessibilità si possono osservare differenti proposte formative nel mondo del lavoro. Semplificando, ci pare di poter organizzare in due prospettive, spesso implicite, le diverse proposte. Queste non si presentano, se non in rari casi, nettamente distinte: nella prassi appaiono invece intrecciate.

a) Formare per trasmettere dei saperi

La formazione è, in questo caso, intesa come processo, più o meno dinamico e coinvolgente, in cui si trasmette al cliente un sapere od una serie di saperi organizzati. Si tratta di utilizzare tecniche anche raffinate ed interattive che fanno affidamento sulla capacità di trasmettere, dal lato del formatore, e di ascoltare e memorizzare, dal lato del cliente. Ad individui ed organizzazioni sono fornite una serie di soluzioni a problemi precedentemente individuati. Le soluzioni sono state scoperte da altri (tecnici, esperti e studiosi) ed altrove (aziende di successo, università, studi professionali). Il formatore è il tecnico che possiede questi saperi e sa come renderli accessibili e conservabili. Si costruisce un canale, più o meno efficace, di trasmissione o di travaso.

È questo un approccio efficace per insegnare come risolvere problemi chiari e predefiniti. È una formazione specificatamente adeguata a situazioni stabili in cui le questioni da affrontare sono prevedibili, studiate, ricorrenti e per le quali si dispone di sistemi collaudati di soluzioni. Ricorrente è l’idea di una vendita di know-how: come gestire un’azienda, come gestire i collaboratori, come condurre un colloquio, come fare una lezione, come essere assertivi, come far girare un programma…

È quindi una formazione adeguata quando l’obiettivo è quello di socializzare idee, conoscenze, tecnologie nuove per quel contesto o quei soggetti.

La flessibilità è qui intesa come capacità di lasciare un sapere, per acquisirne un altro, in modo da poter essere più leggeri. Si tratta di realizzare, in molti casi, il passaggio da una competenza ad un’altra, non essere più un meccanico per diventare un falegname, disimparare una procedura per imparane un’altra.

Quest’approccio alla formazione può svolgere anche un’importante funzione strutturante di definizione, in situazioni confuse e rischiose, di capisaldi, punti certi in cui un sapere è definito come certezza. Può anche essere un elemento problematico nel tentativo di rassicurare con “verità”, “certezze”, tecniche, soggetti esposti ad un contesto disorientante, troppo difficile da reggere.

b) Formare per sviluppare la capacità di conoscere

In condizioni sociali, economiche ed organizzative caratterizzate da fluidità, incertezza, dinamicità è difficile che i membri di un’organizzazione si misurino solo con problemi ricorrenti, predefiniti, chiari. Più frequentemente hanno a che fare con questioni sfuggenti, instabili, costruite da soggetti dinamici. La capacità di agire sulla base di routine consolidate diventa insufficiente, mentre emerge come essenziale la necessità di misurarsi con l’imprevisto. È necessaria una capacità costruttiva sia a livello operativo che cognitivo, sia a livello individuale che di gruppo od organizzativo.

Ci si rappresenta uno scenario lavorativo dove spesso gli stessi problemi non sono chiari, non si dispone di soluzioni predefinite applicabili, né di tecniche certamente efficaci. La formazione che pare adeguata è orientata a sviluppare la capacità di costruire conoscenze, problemi e soluzioni non esatte, ma plausibili, utili per il contesto lavorativo. È una formazione che si rappresenta non solo attori organizzativi, ma anche e contemporaneamente autori organizzativi. Soggetti, individuali e collettivi, che debbono affiancare alla capacità di conservare e implementare un sapere, anche quella di sviluppare processi di conoscenza.

È un approccio che ritiene insufficiente l’acquisizione di nuove routine operative e cognitive. Che ipotizza come necessaria, per vivere in una società e in organizzazioni che richiedono flessibilità, la capacità di produrre conoscenza. Quindi una capacità di oscillare tra l’avvicinarsi, per entrare in contatto con la specificità delle situazioni, e l’allontanarsi per poter vedere diversamente il mondo di cui siamo pur parte e parzialmente autori. Si tratta di una prospettiva che intende alimentare la curiosità, il piacere per l’esplorazione e la ricerca. Che intende riconfigurare la rappresentazione dei problemi da mera indicazione di incompetenza o inadeguatezza ad occasione di riflessione e ricerca organizzativa. Questa formazione certo espone ai costi della rinuncia ad un sistema di saperi esaustivi e definitivi, in molti campi dell’agire organizzativo.

Complessivamente, guardando al mondo delle attività formative, si vede che entrambi gli approcci sono riscontrabili nelle organizzazioni lavorative come risposta alle esigenze di flessibilità. Si piò contemporaneamente ipotizzare che il secondo orientamento sia maggiormente sollecitato/diffuso nei contesti più imprenditivi e innovativi.

Pensando invece ai singoli lavoratori si può osservare che la prima prospettiva formativa, se usata in termini esclusivi, contribuisce allo sviluppo di identità povere, più precarie che flessibili; la seconda concorre alla costruzione di identità più flessibili che precarie, in cui l’ossatura da una attenzione allo spazio della possibilità, caratterizzata da dimensioni integrative, collegata a saperi anche parziali e provvisori.

Il primo orientamento formativo può sviluppare un legame di dipendenza dell’organizzazione con possibili accenti persecutori, mentre il secondo sostiene la possibilità di favorire un legame imprenditivo e di coproduzione, anche se attraversato da sentimenti ambivalenti ed inquietanti nei confronti dell’organizzazione.


La proposta delle Giornate di Studio

Per verificare queste ipotesi ed arricchire le rappresentazioni della formazione nella società del lavoro flessibile, abbiamo sviluppato un lavoro di indagine condotto in contesti diversi, relativo a tipi, modi e senso delle attività di formazione realizzate.

Questo lavoro di esplorazione ha permesso di formulare una proposta per le giornate di studio che qui di seguito presentiamo.

Ritenendo che la modalità di utilizzo della formazione per la trasmissione e la socializzazione delle conoscenze sia più nota e collaudata, ci sembra utile cercare di approfondire la seconda prospettiva formativa più sopra descritta sia a livello del “come realizzare” progetti in quella direzione, sia a livello del “cosa” approfondire e presidiare rispetto alle esigenze, ai problemi ed alle attese presenti in diversi contesti socio lavorativi specifici.

Nella prima giornata quindi, dopo una relazione introduttiva, ci si propone di approfondire, attraverso il riferimento ad alcune attività formative realizzate in contesti diversi (azienda, sanità, enti locali, privato sociale), le criticità, gli spunti di originalità, le sfide che si evidenziano in fase di progettazione e realizzazione degli interventi. Al fine di avere un quadro di riferimento comune di tali aspetti le prime due relazioni verranno, nella mattinata, presentate e discusse in plenaria. In particolare si prenderà in considerazione lo sviluppo della formazione in ambito aziendale e in ambito sanitario. Queste due aree sono oggi attraversate da consistenti e contraddittorie mutazioni che hanno importanti riflessi negli stessi processi produttivi, organizzativi e formativi.

Per consentire un approfondimento focalizzato, nel pomeriggio ci si dividerà in gruppi-laboratori costituiti sulla base d’interessi su problemi specifici, che verranno trattati anche attraverso la presentazione, l’analisi e la discussione d’intervento formativi realizzati.

Nella seconda giornata, con il contributo di “testimoni” provenienti da contesti socio-lavorativi diversi, l’approfondimento verrà orientato sulle attese oggi rilevabili nei confronti della formazione: attese degli individui e delle organizzazioni. I testimoni, ai quali sarà richiesto di partecipare anche alla prima giornata, avranno la funzione di collegare le ipotesi di lavoro presentate con le loro esperienze e conoscenze derivanti dai loro contesti e osservatori specifici.


Staff responsabile

Cesare Kaneklin, Claudia Marabini, Nicoletta Maritan, Achille Orsenigo, Angelo Riccio.


23 ottobre 2003
+

9.30 Introduzione ai lavori a cura di Cesare Kaneklin.
LA FORMAZIONE COME RISORSA NELLA SOCIETÀ DEL LAVORO FLESSIBILE

A cura di Achille Orsenigo.

10.30 DALLE RICHIESTE ALLA COSTRUZIONE DI UN PROCESSO FORMATIVO IN UN CONTESTO INDUSTRIALE

A cura di Donatella Barberis e Achille Orsenigo.

11.15 Intervallo
11.45 PERCORSI FORMATIVI PER AFFRONTARE LE ESIGENZE EVOLUTIVE IN AMBITI SANITARI
A cura di Marco Brunod e Angelo Riccio.
12.30 Discussione.
13.30 Intervallo
14.30 – 17.30 Laboratori di approfondimento attorno a nodi critici:

  • DALLE LAMENTELE E DALLE DESCRIZIONI DI DISFUNZIONI ALLE RAPPRESENTAZIONI DEI PROBLEMI SU CUI È POSSIBILE LAVORARE
    Coordinatori: Francesco d’Angella, Achille Orsenigo, Valter Tarchini.
  • LA COSTRUZIONE DI UN’ORGANIZZAZIONE TEMPORANEA PER PROMUOVERE E TUTELARE PROCESSI DI CONOSCENZA INNOVATIVI
    Coordinatori: Marco Brunod, Cesare Kaneklin, Adriana Nannicini.
  • CONDIZIONI DI SVILUPPO E DI ACCOMPAGNAMENTO DEL PROCESSO CONOSCENZA-AZIONE, PER PROMUOVERE APPRENDIMENTI
    Coordinatori: Grazia Gacci, Claudia Marabini, Gino Mazzoli.
  • LA CENTRALITÀ DELL’ATTENZIONE ALLE DIMENSIONI D’IDENTITÀ PROFESSIONALE INTERROGATE DAI PROCESSI ORGANIZZATIVI E FORMATIVI
    Coordinatori: Nicoletta Maritan, Franca Olivetti Manoukian.
18.00 – 19.00 Plenaria: ripresa contributi dei gruppi.

 


24 ottobre 2003
+

9.30 ATTESE DEI SISTEMI CLIENTE NEI CONFRONTI DELLA FORMAZIONE E CONFRONTO CON LE IPOTESI EVIDENZIATE NEL GIORNO PRECEDENTE

Relatori: Franco Avallone, Carla Bisleri, Paola Burroni, Giovanni Teneggi.

11.00 Discussione.
12.00 Intervallo
12.15 – 13.15 Conclusioni a cura di Franca Olivetti Manoukian.

 


Relatori
+

Franco Avallone Preside Facoltà di Psicologia – Università La Sapienza – Roma
Carla Bisleri Assessore Amministrazione Comunale – Brescia
Paola Burroni Primario SerT- ASL 1 Torino
Giovanni Teneggi Dirigente Confcooperative – Reggio Emilia