Lo scenario


In questi ultimi anni per la crescente pressione di fattori di natura economica e culturale sembrano moltiplicarsi e rendersi necessarie per tutti i servizi, ed in particolare per quelli dell’area sanitaria e sociale interazioni più intense tra “pubblico” e “privato”.

Numerosi sono i servizi finanziati da aziende sanitarie locali, da amministrazioni comunali e provinciali, da ministeri e affidati a cooperative, associazioni, fondazioni, imprese “sociali”. Questi fenomeni a volte auspicati e sostenuti, a volte osteggiati e subiti, vengono descritti con diverse terminologie, a seconda della posizione da cui si considerano e anche della collocazione gerarchica e professionale in cui si trovano coloro che di fatto ne sono protagonisti. Ad esempio vengono usate parole come “esternalizzazione”, “concorrenza”, “appalto”, “cooperazione”, “rete di servizi”…

Nel dibattito nazionale e locale l’incremento dei rapporti tra pubblico e privato nel campo dei servizi ed in particolare l’attivazione di una più consistente presenza del privato viene generalmente inscritto nella crisi del welfare state e nella necessità di arrivare a ridimensionamenti e riformulazioni dell’impegno pubblico nel campo dei servizi alle persone. Esso va tuttavia ricondotto anche a rapidi e consistenti mutamenti, non solo di tipo economico e politico, che hanno segnato e segnano il contesto sociale nel suo complesso. Sono messe in discussione concezioni che parevano indiscutibili sul benessere dei cittadini, sulla caratterizzazione di uno stato moderno come stato sociale, sui diritti rispetto al lavoro, all’assistenza e alla cura: diventano più ambigue e indeterminate le rappresentazioni di ciò che può essere considerato di interesse collettivo e più incerta la ricognizione o la costruzione di significati socialmente condivisibili; il consenso intorno a possibili scelte sulle politiche economiche e sociali appare più mobile e frammentato.

A livello locale chi opera e chi dirige Servizi pubblici e privati sperimenta costantemente la complessità che va affrontata per costruire orientamenti culturali e valoriali condivisibili dai diversi attori sociali, capaci di legittimare, sostenere e guidare le decisioni e di conseguenza le azioni. Nelle grandi città e nei piccoli comuni la presenza di una ampia e conflittuale differenziazione delle richieste, delle esigenze e degli interessi dei diversi gruppi sociali e generazionali, delle famiglie e dei singoli, alimenta probabilmente processi continui di frantumazione e interruzione di reti e legami sociali: processi di difficile decifrazione che comunque condizionano la possibilità da parte dei diversi attori di convergere su priorità e scelte di ampio respiro rispetto alla qualificazione dei servizi socio-sanitari, alla distribuzione delle risorse economiche e finanziarie, ai dispositivi di sicurezza sociale.

Su questo sfondo di per sè multiforme e complicato, attraversato da mutamenti non sempre previsti e comprensibili, nelle interazioni tra servizi privati e pubblici, le stesse finalità generali, oltre che gli obiettivi specifici e i risultati attesi, i destinatari diretti o indiretti delle attività, le modalità di produzione non possono essere dati per scontati o definiti astrattamente una volta per tutte. A volte tuttavia sembrano prevalere, forse anche per la necessità di rispondere tempestivamente a problemi che hanno anche risvolti assai concreti, degli orientamenti a semplificare i contenuti e i livelli implicati nelle relazioni tra pubblico e privato. Vengono privilegiate e messe in primo piano delle dichiarazioni generali di principio che con la loro elevatezza sembrano cancellare ogni dubbio o d’altro lato vengono adottati orientamenti tecnicistici che attribuiscono a strumentazioni giuridiche, gestionali o professionali la capacità di far fronte, risolvere qualsiasi problema.

Le semplificazioni sono evidenti ad esempio in alcune affermazioni tendenti a contrapporre le realtà organizzative e a sottolineare competizioni: il terzo settore come luogo dei valori e delle forti motivazioni e l’ente pubblico come luogo delle procedure amministrative e delle distanze impersonali; o viceversa il pubblico come garante di diritti e il privato come pronto a cogliere opportunità di profitti; il non profit come luogo dell’improvvisazione generosa e il pubblico come sede delle competenze professionali più consolidate. Oppure si avvertono semplificazioni ad esempio in comportamenti e decisioni che sottolineano e privilegiano le dimensioni strumentali (e di strumentalizzazione reciproca): il pubblico garantisce la convenzione e l’organizzazione privata mette a disposizione personale e prestazioni più flessibili, mettendo tra parentesi problemi di equità nel trattamento del personale.

A fronte del quadro sociale e organizzativo complesso in cui ci si trova collocati si mobilitano anche riflessioni generali e complessive, ad esempio le teorizzazioni sul welfare-mix o welfare-municipale: questo da un lato favorisce l’esplicitazione di alcune prospettive culturali sul lavoro sociale, dall’altro non facilita il riconoscere e valorizzare le trasformazioni e le persistenze o insistenze minimali che a volte impercettibilmente passano nella quotidianità dei processi di produzione dei servizi e marcano gli esiti dell’agire e i rapporti con i diversi destinatari dei servizi stessi.

Sono questi spesso indizi assai illuminanti per richiamare attenzioni ed elaborazioni intorno ad alcuni fenomeni cruciali nel lavoro dei Servizi e per produrre servizi: i sentimenti di appartenenza e i processi di identificazione dei singoli alle organizzazioni pubbliche e alle cooperative o alle organizzazioni non profit, le reazioni alle pressioni esterne e interne al cambiamento del funzionamento organizzativo e delle modalità e dei contenuti del lavoro, vissute sia nel pubblico che nel privato, la gestione di cooptazioni e l’esistenza di svalutazioni più o meno esplicite tra pubblico e privato e all’interno di ciascuno dei due ambiti, l’affermarsi, sull’onda delle nuove inter-relazioni organizzative, di nuovi modelli auspicati di funzionamento e di direzione rispetto a leadership carismatiche o tecnocratiche.
La considerazione di questi aspetti problematici permette probabilmente anche di cogliere nelle interazioni quotidiane appigli interessanti e innovativi su cui sviluppare collaborazioni già esistenti e positive.


L’ipotesi generale delle giornate di studio

All’interno di questo scenario lo Studio APS non si propone di prendere posizione pro o contro le varie tesi in campo o di identificare delle metodologie collaudate con cui affrontare le questioni relative al rapporto tra l’Ente pubblico e il privato sociale: intende creare piuttosto un’occasione per costruire pensieri e per approssimarsi alla complessità e alla crucialità delle questioni in gioco nelle scelte progettuali e gestionali dei servizi alle persone e in particolare quelli dell’area sanitaria e sociale. Le questioni sono cruciali non solo perché sono costantemente presenti nel dibattito politico nazionale e locale sulla riformulazione dello stato sociale, ma anche perché toccano sfere intime centrali per la vita delle persone, che rappresentano un terreno privilegiato della costruzione del senso di appartenenza a una comunità. A fronte di richieste e necessità sempre più ampie, spesso sembra che non manchino solo o tanto le risorse finanziarie, ma un pensiero adeguato alla comprensione e gestione dei processi sociali, delle rappresentazioni dei problemi pertinenti rispetto alla complessità.

Lo Studio propone, pertanto, un momento di riflessione a partire da un lato dall’esperienza di consulenza, ricerca e formazione realizzata in diversi anni di frequentazione dei Servizi, e dall’altro da quadri di riferimento più ampi, afferenti a una pluralità di discipline, utilizzati per comprendere le situazioni.
Mentre il dibattito generale tende a centrarsi sulle nuove architetture giuridiche e finanziarie del welfare o sulla consistenza, i pregi e la natura del terzo settore, ci sembra importante offrire un’occasione di ricerca per vedere le questioni da nuovi punti di vista e più specificatamente:

  • con un’attenzione ai microcontesti, oltre il dibattito sul disegno generale del welfare: l’operatività pone il tema di come co-costruire servizi tra pubblico e privato sociale, ed è nella miriade di microdecisioni quotidiane che i diversi attori producono saperi cruciali, spesso misconosciuti, per orientare il senso del lavoro sociale;
  • senza rinchiudersi nel microcontesto, ma cercando di contestualizzare i problemi proposti dall’operatività quotidiana all’interno di un quadro di riferimento più generale che riscopra nel lavoro dei servizi significati e valori sociali. Non si tratta solo di collocarsi nella dialettica pubblico-privato o nelle problematiche relative alla delega (da affidare o da farsi affidare), ma anche di interrogarsi su come viene rappresentato il disagio inscritto nella comunità locale anche cogliendo specificità geografiche e territoriali;
  • con una esplorazione del linguaggio e in particolare con una ricerca su alcune parole ricorrenti in diversi ambiti, parole dai significati ampi e ambigui, irriducibili entro posizioni e schieramenti, parole quali solidarietà, equità, società civile, democrazia, diritti, giustizia, partecipazione, benessere, bene comune…;
  • con il riferimento a diversi saperi e punti di vista, più interni ai servizi e a collocazioni nel pubblico e nel privato e più esterni e distanziati; più collegati all’operare concreto e più interessati a costruire e scoprire ipotesi e concettualizzazioni.

Questo approccio probabilmente consente di porre, rispetto alle relazioni tra organizzazioni del settore pubblico o della pubblica amministrazione e organizzazioni del privato, del “terzo settore”, del non profit, della cooperazione, del privato-profit, delle questioni spesso lasciate in secondo piano:

  • Sulla base di quali attese si istituiscono definizioni di rapporti tra organizzazioni pubbliche e organizzazioni private per la produzione di servizi? Quali ipotesi di progettazione sociale sottendono a visioni dei rapporti condensati nella contrapposizione conflittuale, nella strumentalizzazione, nella co-costruzione di servizi e quanto le visioni impregnate di ragione esclusivamente tecnica e strumentale influenzano atti formali quali convenzioni, protocolli d’intesa, capitolati, appalti?
  • Se si tratta di produrre servizi, interagendo tra organizzazioni diverse come vengono definite le finalità a fronte dell’esistenza di posizioni diverse e di contrapposizioni di principio, di suddivisioni, separazioni e compartimentazioni con cui ci si pone rispetto al disagio e alla modalità di gestirlo? Come vengono individuati i destinatari privilegiati (“clienti”) dei Servizi? Come vengono esplicitati obiettivi possibili? Come si prevedono monitoraggi, verifiche, controlli?
  • L’interazione tra organizzazioni del pubblico e organizzazioni del privato a volte esaltata come la panacea e a volte temuta come l’operazione che sancisce il venir meno dei Servizi pubblici può portare a mobilitazioni e connessioni per lo sviluppo di modalità di affrontare problemi di assistenza e cura? Può favorire l’attivazione di processi di partecipazione, di scoperta di interlocuzioni possibili tra diversi attori per ricercare modi più riconosciuti e condivisi di gestire dei problemi ineliminabili a cui la comunità locale non può sottrarsi? Nel contesto locale come aprire riconoscimenti delle differenze per promuovere distribuzioni più eque delle risorse, scoperte e invenzioni di risorse potenziali?
  • L’emergere delle imprese sociali e il complessificarsi della galassia denominata “terzo settore” in connessione con consistenti processi di esternalizzazione di servizi dal pubblico al privato, rende lecito parlare di un “mercato sociale”? A che cosa si riferisce e in che cosa questo mercato si differenzia dal mercato della concorrenza, della accanita competizione, per il profitto?


Destinatari

Le giornate di studio sono rivolte a Enti, imprese, cooperative, gruppi, persone interessate a sviluppare ipotesi per capire e operare nelle situazioni che richiedono interazioni tra pubblico e privato; in particolare sono indirizzate a coloro che sono impegnati in processi di decisione e riprogettazione di collaborazioni tra Servizi pubblici e organizzazioni private in campo sociale, socioeducativo e socioassistenziale e sociosanitario: dirigenti e capi Servizio di Comuni, Provincie, Regioni e Aziende Sanitarie Locali, funzionari di Uffici di Programmazione e Organizzazione, funzionari amministrativi, dirigenti e coordinatori di Cooperative e Consorzi, dirigenti e funzionari di Istituti, Case di cura, Case di riposo, dirigenti di organizzazioni non profit, responsabili di Associazioni di Volontariato, formatori, consulenti.


Modalità di lavoro

Nelle giornate di studio ci si propone di sviluppare un percorso articolato di riflessione sul tema. Nella prima giornata inizialmente verranno proposte alcune ipotesi messe a punto dallo staff e un contributo di un osservatore attento, non direttamente implicato rispetto ai Servizi per aprire e collegare la riflessione ad un orizzonte culturale più ampio.

Verranno quindi presentate alcune questioni-problema da discutere in gruppi di lavoro (formati sulla base dell’interesse al problema) in modo che i partecipanti possano prendere parte attiva, anche a partire dai loro interrogativi e dalle loro esperienze, alla elaborazione di ulteriori e più specifiche analisi e riflessioni.
I materiali emersi dai gruppi saranno confrontati con due discussant che potranno dare particolare rilievo all’analisi degli aspetti economici e strutturali e degli aspetti relazionali e soggettivi.
La seconda giornata si aprirà con la segnalazione di possibili modalità innovative di affrontare l’interazione pubblico-privato, indicandone elementi costruttivi o limiti, condizioni e difficoltà.
Ciò potrà consentire un dibattito aperto, orientato anche alla ricerca di sperimentazioni possibili.


Staff responsabile


Francesco d’AngellaFranca Olivetti ManoukianClaudia Marabini, Gino Mazzoli e Valter Tarchini.


8 ottobre 1998
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9.15 Introduzione al lavoro delle due giornate a cura di Franca Olivetti Manoukian.

ALCUNE IPOTESI DI LETTURA E ALCUNI INTERROGATIVI SUI FENOMENI RICORRENTI NELLE INTERAZIONI TRA ORGANIZZAZIONI DEL SETTORE PUBBLICO E ORGANIZZAZIONI DEL PRIVATO SOCIALE, RISPETTO ALLA GESTIONE DI SERVIZI DELL’AREA SANITARIA E SOCIALE

A cura di Francesco d’Angella.

10.30 PUBBLICO, PRIVATO, SERVIZI: GIOCHI DI POTERI E DIFESE DI DIRITTI

A cura di Eligio Resta.

NODI CRITICI NELLA COSTRUZIONE DI COOPERAZIONI POSSIBILI: CONTRATTAZIONI E DEFINIZIONI, VALUTAZIONI DI COSTI E BENEFICI, IDENTIFICAZIONI E APPARTENENZE DI SINGOLI E DI GRUPPI, CONFLITTI TRA CULTURE E TRA POTERI

A cura di Gino Mazzoli.

14.00 Gruppi di lavoro centrati sull’analisi e l’elaborazione dei nodi critici.
Presentazioni di riflessioni da parte dei gruppi e discussione con Achille Orsenigo e Emanuele Ranci Ortigosa.
20.30 Incontro aperto con buffet presso lo Studio APS.

 


9 ottobre 1998
+

9.15 ALLA RICERCA DI SPERIMENTAZIONI E INNOVAZIONI NELLA PROGETTAZIONE DI SERVIZI NELLA E PER LA COMUNITÀ LOCALE

A cura di Claudia Marabini e Valter Tarchini.

11.00 Discussione.
12.00 Alcune riflessioni sintetiche e suggestive a cura di Franca Olivetti Manoukian.

 


Relatori
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Eligio Resta Professore di Sociologia del Diritto all’Università di Napoli
Emanuele Ranci Ortigosa Direttore dell’IRS – Istituto Ricerche Sociali – Milano