GIORNATA DI STUDIO
“…LAVORO CHE C’È,
LAVORO CHE NON C’È…”
Per ricercare strade percorribili e sostenibili
per le organizzazioni e per i singoli
Data
23 novembre 2012
Riprendendo qualche discorso ricorrente a proposito del lavoro
Nello sgomento e nello sconforto – nella rabbia e nella disperazione – che si diffondono a fronte del moltiplicarsi di dati che vengono forniti dai mass media e confermati dalle esperienze del quotidiano, sull’aumento della disoccupazione e sulle possibilità sempre più ridotte di mantenere un lavoro, si tende per lo più a collocarsi entro due posizioni (che sembrerebbero divaricate se non contrapposte):
Non sarebbe ragionevole staccarsi da questa dicotomia e cercare di leggere ciò che sta accadendo con sguardi più perspicaci?
Ipotesi “altre” per leggere fenomeni che condizionano organizzazioni e singoli rispetto al lavoro
Per avviare delle letture diverse delle vicissitudini che affannano le condizioni di lavoro possiamo richiamare alcune ipotesi avanzate da più parti ma forse poco assunte nei criteri di programmazione e di decisione un po’ a tutti i livelli di governo:
Una strada probabilmente percorribile
Riappropriarsi delle soggettività e delle intersoggettività sia a livello di organizzazioni che a livello di singoli, probabilmente, permette di essere meno costretti a trovarsi in balia di modificazioni o sospensioni di attività produttive, a dipendere da appartenenze, da adesioni (incorporate e inconsapevoli) a principi, a idealizzazioni, a razionalità astratte e rassicuranti, a criteri tradizionalmente confermati, a definizioni aprioristiche di ciò che vale e non vale, di ciò che è possibile e ciò che non lo è.
E questo potrebbe essere il primo passo per guardare ai microcontesti sociali che ci circondano con degli sguardi non troppo ancorati all’esistente e aperti al possibile.
Se si tratta di re-inventare lavoro non si potrebbe tentare di spostarsi dalla dicotomia “lavoro che c’è, lavoro che non c’è” verso una visione di un “lavoro da costruire“? Non si potrebbe provare a ripartire dal chiedersi che cosa sarebbe necessario e valido produrre o da domande come “Che cosa sarebbe positivo avere a disposizione per la gente che vive in questo territorio?”, “Che cosa può permettere di reggere alla crisi con conseguenze sopportabili nei diversi contesti di vita?”, “Quali sono le deviazioni che si può cercare di contrastare?” e, subito dopo, “Come è possibile farlo? Come possiamo appropriarci di modi di pensare che le nuove tecnologie ci suggeriscono?”, “Come possiamo tenere insieme delle visioni ampie, aperte a quel che accade in altri spazi geografici, in altri ambienti sociali e visioni vicine, attente alle specificità?”, “Questo faticoso disordine in cui viviamo che cosa permetterebbe di consumare e interagire senza stare e far stare troppo male?”, “Da dove ci vengono segnali di nuove opportunità di produzione e di lavoro? Non sono forse collegati a scoperte di nuove fonti di energia, a invenzioni di riciclaggi, a servizi che alleggeriscano fragilità e pesantezze connesse a disabilità e patologie varie?” Probabilmente si tratta di pensare a produzioni di beni/servizi che abbiano valenze ripar-attive più che direttamente creative.
Re-inventare insieme prodotti e lavori
Per le organizzazioni produttive di beni e servizi, così come per i singoli, sembrerebbe prioritaria e ineludibile l’esigenza di introdurre rappresentazioni diverse di che cosa significa inventare o re-inventare prodotti/servizi. Come succede per le acquisizioni scientifiche che in quest’epoca partono da qualche intuizione incerta e appena accennata e maturano grazie ad un lavoro paziente e sistematico di tanti professionisti competenti che collaborano senza distruggersi a vicenda accettando vincoli di collocazioni deboli e di retribuzioni esigue, anche nella quotidianità si potrebbe pensare che siano da percorrere strade analoghe: valorizzazioni di intuizioni accennate, assunte da gruppi di professionisti che si impegnano in letture ravvicinate e sofisticate delle realtà sociali circostanti attraverso scambi inter-istituzionali, inter-professionali, inter-culturali, inter-generazionali. A differenza di quel che accade nel campo delle scienze come la fisica o la neurobiologia in cui la legittimazione di ciò che può essere prodotto e di come lo si produce è più o meno automatica, nel campo delle scienze sociali, di quelle che possono fornire comprensioni e indicazioni di azione più immediatamente inscritte nella quotidianità, si ha a che fare con molte diffidenze e chiusure, con sostanziali delegittimazioni e svalutazioni. Nelle aziende private e pubbliche appare ancora dominante una razionalità astratta e strumentale che pure ha portato effetti disastrosi Allora forse si tratta di prendere distanza da alcuni assunti a cui si è affezionati e di sensibilizzare fasce più ampie di popolazione ad avvicinarsi a modi di conoscere e di agire più congruenti con la complessità e la drammaticità dei problemi.
9.15 – 10.00 | CRISI GENERALE E LAVORO. QUESTIONI IN PRIMO PIANO E IPOTESI INTRODUTTIVE PER AFFRONTARLE
Claudia Marabini, Studio APS |
10.00 – 10.45 | POSSIBILI VISIONI E REVISIONI DELLA CRISI, DEI FENOMENI CHE LA CARATTERIZZANO E DELLE OPPORTUNITÀ CHE SUSCITANO
Carlo Alberto Donolo, Università degli Studi di Roma “La Sapienza” |
10.45 – 11.30 | LE ORGANIZZAZIONI PRODUTTIVE NELLA CRISI: CONOSCERE PER INTRAPRENDERE E CREARE VALORE
Enzo Rullani, Venice International University, Centro TeDIS |
11.30 – 12.45 | QUALE ECONOMIA, QUALE LAVORO PER USCIRE DALLA CRISI: ALCUNE PROPOSTE
Giulio Marcon, portavoce della Campagna “Sbilanciamoci” |
13.00 – 14.00 | Intervallo |
14.00 – 14.30 | Voci dagli ambienti di lavoro: brani di testi letterari |
14.30 – 15.15 | CRISI E MONDO DELLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE: INERZIE E INNOVAZIONI
Daniele Marini, Università degli Studi di Padova, Fondazione Nord Est |
15.15 – 16.00 | L’IMPATTO DELLA CRISI SUL SISTEMA SANITARIO E SOCIO-SANITARIO: LA GEOGRAFIA EMERGENTE DEI SERVIZI E DELLE POLITICHE, OPPORTUNITÀ E MINACCE
Francesco Longo, Università Bocconi, CERGAS e SDA |
16.00 – 17.30 | Dibattito e considerazioni conclusive
Francesco d’Angella, Studio APS |
Lo Studio APS è un gruppo di professionisti che opera nel campo della consulenza organizzativa favorendo una lettura interdisciplinare dei problemi organizzativi
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