Negli ultimi anni le organizzazioni aziendali appaiono attraversate da vari movimenti evolutivi, ricollegabili a processi presenti nel contesto sociale e che hanno diverse implicazioni per il funzionamento interno, per gli individui che in esse lavorano e anche per l’immagine e la funzione sociale che esse svolgono o che ad esse viene attribuita nella società occidentale.

Il quadro socioeconomico e culturale (per richiamare schematicamente qualche elemento descrittivo ben noto) è segnato da:

  • mutamenti negli assetti politico-economici internazionali che modificano continuamente i mercati, i flussi degli scambi e il costo dei fattori produttivi (dal lavoro alle materie prime);
  • mutamenti tecnologici, sviluppati soprattutto dal diffondersi in tutti i campi delle tecnologie elettroniche e informatiche, che comportano nuove concezioni di fabbricazione e organizzazione del lavoro;
  • mutamenti sociali e culturali che riformulano i termini tradizionali del conflitto sociale e che consentono processi accelerati di trasmissione e comunicazione di modelli di comportamento;
  • mutamenti nelle “mentalità” e nei sistemi di attese individuali che legittimano e sostengono progetti di autorealizzazione e di affermazione sociale multiformi e variati;
  • mutamenti nelle funzioni dell’Amministrazione pubblica nelle sue varie diramazioni, da cui si attendono mediazioni, supporti, servizi, che garantiscano la soluzione di contraddizioni sociali e forniscano le basi per uno sviluppo e un funzionamento equilibrato del sistema.

A fronte di tali fenomeni le organizzazioni aziendali trovano continue forme di adattamento e di risposta che trovano espressione in modificazioni nelle strutture societarie, nella articolazione dei processi decisionali e produttivi, negli “stili” di gestione, negli atteggiamenti relazionali, ecc.: tali trasformazioni, reali o auspicate, sono ampiamente illustrate dalla letteratura prodotta in questi anni secondo diverse ottiche disciplinari.

Parallelamente attraverso le analisi dei nuovi problemi e delle nuove risposte necessarie a fronteggiare le mutate circostanze vengono elaborati e proposti materiali culturali che tendono a costruire una nuova “mitologia” dell’Azienda.

In Italia nei decenni scorsi la centralità delle aziende sul piano economico era più o meno sottilmente contrastata da orientamenti “anti-industriali”, o comunque fortemente critici rispetto al modello di rapporti sociali in esse dominanti, improntati ad una quasi necessaria coincidenza tra organizzazione del lavoro industriale e alienazione. Da qualche anno a questa parte il modello “aziendale” pare essere progressivamente depurato da questi elementi inquinanti e si ammanta di valori positivi: l’organizzazione aziendale sembra diventare sinonimo di efficienza, concretezza, ottimizzazione delle risorse, sembra essere luogo privilegiato per la valorizzazione di capacità creative, sede di soluzioni innovative. Emerge una rappresentazione compatta e armoniosa dell’Azienda, in cui sembra debbano identificarsi tutte le organizzazioni produttive finanziate da capitali privati, impregnate di una stessa cultura, orientate dagli stessi obiettivi e interessi. D’altro lato vengono invece segnalate differenziazioni e divergenze notevoli tra organizzazioni di grandi dimensioni, multinazionali e presenti in una pluralità di settori produttivi, e organizzazioni di dimensioni medie o piccole, organizzazioni legate a diverse aree e tecnologie, con diverse origini e tradizioni. Le organizzazioni si fondono e si separano, si schiudono e si ricostituiscono con vari movimenti di capitali e di individui. Aumenta il turnover dei dirigenti e la mobilità un po’ a tutti i livelli organizzativi: gli investimenti affettivi e le identificazioni dei singoli possono essere meno orientate sui vertici aziendali e sulle immagini che essi presentificano; si hanno identificazioni plurime, più circoscritte e frammentate, forse più strumentali ad altre, più durature e centrali, individuate al di fuori delle organizzazioni di lavoro.

All’interno delle organizzazioni, forse in alcune più che in altre, e in modi diversi per le une e per le altre, si pongono problemi di integrazione interna, di interiorizzazione e promozione di valori che diventano sempre più necessari per qualificare la produzione. Da qui la costruzione e la trasmissione di nuovi principi che dovrebbero informare comportamenti e stili di pensiero e di relazione, che dovrebbero costituire degli orientamenti – guida, ma che possono anche ripiegarsi in ideologie, ovvero in predicazioni astratte dalla realtà che servono a ribadire una linea (una nuova Bibbia), senza entrare in contatto con attese, interessi e problemi di singoli e di gruppi. Si sviluppano così ampi e condivisi processi di razionalizzazione sul denaro, sulla carriera, sulla presenza e il ruolo delle donne, sulla produttività e la qualità, sulla trasparenza, le comunicazioni interpersonali, etc. Una elaborazione ideologica particolarmente diffusa riguarda le capacità e le doti che dovrebbero (e quindi potrebbero) essere prerogativa degli uomini ai vertici della organizzazione aziendale: imprenditori e manager. Si arriva quasi ad una sorta di divismo imprenditoriale e manageriale che non viene sostenuto soltanto dalla stampa quotidiana e periodica, ma anche da studiosi, consulenti, consiglieri che illustrano e additano esemplari comportamenti attesi.

Le Giornate di Studio si propongono di affrontare una riflessione e un confronto su questi aspetti perché:

  • un’analisi più approfondita, discussa e articolata di questi fenomeni può meglio metterne a fuoco le radici e le tendenze e può permettere una conoscenza meglio approssimata di organizzazioni che comunque hanno una funzione importante nel nostro contesto sociale;
  • per chi si occupa di formazione e di consulenza è utile individuare in modo più specifico gli orientamenti emergenti nella cultura dominante nelle organizzazioni di lavoro: può consentire di individuare in modo più specifico i clienti a cui si rivolge e di precisare valori ed obiettivi a cui i propri servizi, le proprie prestazioni si ispirano.

28 giugno 1990
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9.30 – 13.00 Introduzione a cura di Franca Olivetti Manoukian.

L’AZIENDA COME IDEOLOGIA: PROCESSI CHE SOSTENGONO L’IDEOLOGIZZAZIONE DELL’AZIENDA E LORO CONSEGUENZE SUL PIANO SOCIALE, ORGANIZZATIVO E PRODUTTIVO

A cura di Eugène Enriquez.

Discussione.

15.00 – 18.00 LE AZIENDE IN ITALIA NEGLI ANNI ’90: COSTRUZIONI IDEOLOGICHE COME FATTORI DI PROPULSIONE E INTEGRAZIONE ORGANIZZATIVA NELLA CULTURA AZIENDALE ITALIANA DEGLI ANNI ’90

A cura di Gianluca Biggio e Achille Orsenigo.

Discussione.

19.00 Cena armena.

Cabaret di Roberto Carusi:
MONDI AZIENDALI” con R. Carusi e L. De Luca.

 


29 giugno 1990
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9.30 – 13.00 IL RUOLO DEL MANAGER PREFIGURATO NELLA NUOVA CULTURA D’IMPRESA———————————————————————

A cura di Achille Cartoccio.

IL LAVORO MANAGERIALE OGGI: INTERESSI E PREOCCUPAZIONI

A cura di Agop Manoukian e Roberto Rettani.

Discussione.

14.30 – 17.00 MODELLI RELAZIONALI E TRAME IDEOLOGICHE NELL’ORGANIZZAZIONE

A cura di Laura Ambrosiano e Gianni Zanarini.

Discussione.

17.00 Conclusioni a cura di Eugène Enriquez.

 


Relatori
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Gianluca Biggio Consulente aziendale – Roma
Achille Cartoccio Poliedros S.r.l. – Milano
Eugène Enriquez Université Jussieu – ARIP – Parigi
Agop Manoukian Reforming S.p.A. – Milano
Roberto Rettani Himont S.p.A. – Milano
Gianni Zanarini Università di Bologna